«La regola secondo me è: quando sei a un bivio e trovi una strada che va in su e una che va in giù, piglia quella che va in su. È più facile andare in discesa, ma alla fine ti trovi in un buco. A salire c’è più speranza.» Tiziano Terzani

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Edgar Nahoum, detto Morin (nome di battaglia da lui adottato durante il periodo della Resistenza), teorico dell’intelligenza emotiva, nonché filosofo e sociologo, uno degli autori più importanti del filone del sapere, è nato a Parigi l’8 luglio del 1921 da una famiglia di discendenza ebraica-sefardita. La sua adolescenza è stata segnata dall’ascesa del nazismo e del processo stalinista di Mosca. A 20 anni, durante l’occupazione si è unito al Partito Comunista, da cui sarà poi estromesso nel 1951 per via delle sue idee anti-staliniste.

Morin è stato definito dall’UNESCO uno dei più grandi pensatori viventi nell’epoca attuale, le opere di rilievo dello scrittore sono più di cinquanta, tra cui  “Il metodo”,  “I sette saperi necessari all’educazione del futuro”, “Educare gli educatori”,  “La sfida della complessità”, “Dove va il mondo?”, “La via. Per l’avvenire dell’umanità”, “Il cammino della speranza”,  “La nostra Europa”, “Il mio cammino”, “Il mio pensiero”.

Morin è noto per la sua Teoria della complessità, tra l’altro di difficile collocamento, proprio in virtù di un approcio ai saperi di tipo transdisciplinare. Egli ha segnato con le sue opere la seconda metà del 1900.

Attualmente è Direttore del Centre National de Recherche Scientifique (CNRS), inoltre è membro del Consiglio di Stato per la Pace e lo Sviluppo (Unione Europea) e dell’Università della Pace (Nazioni Unite), è titolare della Cattedra Itinerante Edgar Morin (UNESCO) e Presidente dell’Associazione del Pensiero Complesso. Il 17 novembre 2011 è stato insignito della Laurea Honoris Causa in Scienze pedagogiche, dall’Università di Studi di Macerata e nel 2012 ha vinto il premio Sanno per la Sociologia.

Morin ha dedicato gran parte dei suoi studi ai problemi di una “riforma del pensiero”, affrontando le  questioni centrali che pone alla base delle sue riflessioni sull’umanità e sul mondo.

Per Morin è necessario fare una distinzione fra civiltà e cultura. La civiltà è un processo attraverso il quale si trasmettono, da una comunità all’altra, le tecniche, i saperi, le scienze, mentre la cultura è l’insieme delle credenze e dei valori caratteristici di una determinata comunità.

Morin denuncia il fatto che mancano idee e il mondo è caduto in letargo, si è perso il confronto delle idee, del pensiero. La necessità primaria dunque è quella di rigenerare il pensiero politico che oggi ha fatto sue solo le idee dell’economia e non quelle dell’etica, della sostenibilità, della responsabilità per il benessere dell’uomo e del pianeta. La modernizzazione è una cosa ambivalente, la migliore e la peggiore di tutte le cose. Tutti gli esseri umani e le culture hanno un destino comune e devono fare i conti con gli stessi pericoli e gli stessi problemi: quello nucleare, ecologico e di una economia mondializzata, senza regole e crisi. A questo si aggiunge lo sviluppo di “diversi fanatismi della paura”, per esempio la connessione attraverso Internet, il cellulare. Oggi si è persa l’abitudine al dialogo o alla lettura, per esempio, i politici non hanno più tempo per leggere e acquisire cultura e si affidano agli esperti, ai tecnici, senza porsi il problema se le scelte di questi siano giuste sotto il profilo sociale oltre che economico.

L’idea di Morin è di combinare crescita e decrescita: noi abbiamo un consumo insano, bisogna sviluppare un’economia sociale-solidale, in cui il profitto non è l’unico motore, bisogna dare il via a una regressione industriale e a una progressione delle altre risorse, per esempio ritornare a lavorare la terra, per avere un minimo di autonomia alimentare nel caso di una crisi globale. Noi abbiamo ancora la possibilità di fare una società nuova, in cui prevalga la coscienza di cittadinanza terrestre e non dimenticare che ci sono grandissimi pericoli, la crescita tecnica, scientifica e economica hanno come conseguenza il degrado della biosfera e la moltiplicazione delle armi nucleari. Il pensiero dominante di Morin è “la lotta per la libertà, la conoscenza e l’informazione”.

Morin ha inventato il termine “relianza”, è un unione di due parole francesi: Relier(unione) e Alliance(alleanza). Morin parla di etica della relianza, dove il termine relianza indica tutto ciò che unisce e rende solidali, contro la divisione, e la parola scientifica “etica” acquista un valore deontologico ed è un corretto atteggiamento dell’uomo nei confronti di se stesso e degli altri.

Fonte: http://www.italianopercaso.it/edgar-morin-e-letica-della-relianza/

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